SANGIOVESE

Fra le più diffuse uve d’Italia, il Sangiovese è il re incontrastato dei vini rossi del centro Italia dove è praticamente presente in ogni zona e la sua fama è tale che ha raggiunto anche gli appassionati del mondo.

 L’Italia è notoriamente un paese la cui ricchezza ampelografica è così vasta che ogni regione possiede le proprie uve autoctone, un patrimonio che conta oltre 400 specie diverse e che negli ultimi anni i produttori stanno cercando di rivalutare come non era mai accaduto nella storia enologica recente del paese. Molte di queste uve contraddistinguono il vino Italiano nel mondo e sono divenute sinonimo di vini di alta qualità. Fra i rappresentanti di questo successo si trova anche il Sangiovese, che nelle sue diverse varietà clonali, continua a dare prova delle sue indiscusse qualità grazie anche alle varie espressioni dei territori in cui viene coltivato. Il Sangiovese è presente nella maggioranza dei vini del centro Italia e lo si trova praticamente in tutti i vini rossi della Toscana, Umbria e Marche, spesso vinificato in purezza ma anche utilizzato, in percentuali diverse, insieme alle altre uve locali delle regioni così come alle uve internazionali.

 La storia racconta che il Sangiovese è fra le uve Italiane più vecchie di cui si hanno testimonianze, nonostante la prima citazione su un documento risalga al 1772, si ritiene che la celebre uva fosse già nota più di 2000 anni fa e che era utilizzata dagli Etruschi per la produzione di vino. Gli ampelografi ritengono che il luogo d’origine del Sangiovese sia la Toscana – dove ancora oggi rappresenta l’uva a bacca rossa più importante – tuttavia è molto diffusa in quasi tutte le regioni del centro Italia. Quest’uva è inoltre presente nella viticoltura dell’Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Veneto, Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il Sangiovese ha inoltre attratto l’attenzione dei produttori di altri paesi – introdotto dagli emigranti Italiani – e oggi si producono vini con quest’uva anche in California, Argentina, Corsica e Australia. Il nome Sangiovese ha origini “mitologiche”, infatti gli etimologi sostengono che derivi dal Latino Sanguis Jovis, cioè Sangue di Giove e che nel corso degli anni si sia poi trasformato nell’attuale nome.

Un grappolo di uva Sangiovese
Un grappolo di uva Sangiovese

 Il Sangiovese – esattamente come il Pinot Nero – ha una capacità di mutamento molto elevata tanto che oggi si conoscono decine di varietà clonali tutte appartenenti a quest’uva. L’ampelografia convenzionale divide il Sangiovese il due grandi categorie: Sangiovese Grosso e Sangiovese Piccolo. Questa divisione – stabilita dalle ricerche ampelografiche condotte all’inizio del 1900 – si basa sulla dimensione degli acini e del grappolo, tuttavia l’enorme quantità delle varietà clonali fanno ritenere che questa classificazione sia piuttosto riduttiva. Delle due varietà principali, il Sangiovese Grosso è considerato migliore e due delle sue più celebri varietà clonali sono utilizzate per la produzione del Brunello di Montalcino e del Vino Nobile di Montepulciano. A Montalcino la varietà clonale di Sangiovese Grosso con cui si produce il suo celebre vino è detta Brunello, mentre a Montepulciano, patria del Vino Nobile, viene detta Prugnolo Gentile.

 Le diverse varietà clonali di Sangiovese sono generalmente definite con termini specifici e che diventano tipici in specifiche zone. Altri termini utilizzati per il Sangiovese Grosso sono Sangiovese Forte e Inganna Cane, mentre per il Sangiovese Piccolo si ricordano Cordisco, Morellino, Sangioveto, Sanvicetro, Uva Tosca e Primutico. La relativamente semplice capacità di mutare del Sangiovese ha costretto i produttori ad operare rigide selezioni clonali in modo da individuare le varietà più adatte alla produzione di vini di qualità. Il Sangiovese – anche se questa è una caratteristica che potrebbe ben adattarsi a qualunque altra uva – produce vini con qualità piuttosto diverse, da vini piuttosto acidi e con colore tenue, fino a vini robusti e alcolici con colori intensi. Questa caratteristica è fortemente condizionata dalle pratiche colturali in quanto il Sangiovese è un’uva che tende a produrre abbondanti raccolti.

 Il Sangiovese è una varietà d’uva a maturazione tardiva, ha un’ottima capacità di adattamento nei diversi tipi di suoli, tuttavia preferisce terreni con una buona percentuale di sedimenti calcarei capaci di fare esaltare i suoi migliori ed eleganti aromi così come le sue migliori qualità. Il Sangiovese è una varietà piuttosto sensibile alla muffa, una condizione che si verifica nelle annate fredde e umide o nella zone in cui la stagione autunnale è particolarmente piovosa. Generalmente i vini prodotti con Sangiovese in purezza hanno un’acidità piuttosto elevata e un alto contenuto di tannini, un colore moderato e una struttura media, la sua tendenza alla sovrapproduzione costringe i produttori ad una pratica colturale piuttosto scrupolosa in modo da mitigare la sua irruenza. Uno dei metodi più frequentemente adottati dai produttori e che consente di mitigare certi aspetti “ruvidi” del Sangiovese, consiste nell’aggiungere vini prodotti con altre uve, un ruolo che tradizionalmente è svolto dal Canaiolo Nero, come nel caso del Chianti in Toscana e del Torgiano Rosso in Umbria.

 Oltre al Canaiolo Nero, oggi si tende a miscelare il Sangiovese con il Cabernet Sauvignon e il Merlot – capaci di rendere il vino più morbido e allo stesso tempo di aumentare la struttura – e in misura minore, Syrah e altre uve Italiane a bacca rossa. I vini Sangiovese sono generalmente fatti maturare in botti grandi – in accordo alla tradizione tipica dell’Italia centrale – tuttavia le moderne pratiche enologiche hanno favorito l’introduzione della barrique e che oggi è molto utilizzata per i vini prodotti con quest’uva. Raramente il Sangiovese viene fatto maturare in contenitori inerti – come acciaio o cemento – poiché la sua acidità risulta piuttosto evidente a differenza di quei vini fatti maturare in contenitori di legno. Anche le uve a bacca bianca sono utilizzate frequentemente con il Sangiovese, come nel caso del Chianti in cui è previsto l’impiego di Trebbiano Toscano e Malvasia Bianca, anche se questa pratica è sempre meno adottata. Data la sua elevata acidità e astringenza, il Sangiovese risente profondamente dell’andamento dell’annata e i migliori risultati si ottengono in stagioni calde e secche. La longevità dei vini prodotti con Sangiovese è dipendente dalla qualità dell’uva e delle pratiche enologiche e solitamente è compresa fra i 2 e gli 8 anni, tuttavia non mancano casi in cui i suoi vini vadano oltre i 20 anni.

I Colori del Sangiovese

 Il colore dei vini prodotti con Sangiovese è fortemente dipendente dal modo in cui l’uva è stata coltivata e dalle condizioni meteorologiche dell’annata. Il Sangiovese può essere definito come un’uva con capacità colorante media e anche nelle migliori interpretazioni, nonostante possa mostrare un colore rosso rubino intenso, la sua trasparenza è piuttosto evidente. In annate poco favorevoli o in raccolti piuttosto abbondanti, la trasparenza del Sangiovese è ulteriormente accentuata e anche il colore tende ad assumere tonalità rosso chiaro. Non è raro osservare delle sfumature rosso granato nel Sangiovese giovane e i vini prodotti da raccolti abbondanti tendono ad assumere tonalità aranciate piuttosto rapidamente. L’evoluzione del colore dei vini da uve Sangiovese segue lo stesso sviluppo degli altri vini rossi. Dopo alcuni anni sarà piuttosto evidente un colore granato e la sfumatura comincerà ad assumere tonalità aranciate, mentre al suo apice della maturazione il colore aranciato sarà ben visibile anche nella tonalità.

Gli Aromi

 Gli aromi del Sangiovese sono prevalentemente orientati ai frutti rossi e neri di cui i principali sono amarena, mora e prugna. Fra gli aromi floreali la violetta e il più caratteristico seguito dall’aroma di rosa. Fra questi aromi la combinazione che principalmente caratterizza il Sangiovese – nonostante sia condivisa anche da altre uve – è l’amarena e la violetta. Altri aromi di frutta che si possono percepire nel Sangiovese sono ribes, fragola, ciliegia, lampone e mirtillo. Il Sangiovese viene maturato prevalentemente in contenitori di legno – botti e barriques – pertanto saranno frequenti anche aromi di tipo speziato – vaniglia e liquirizia su tutti – così come aromi empireumatici come tostato, caffè e cioccolato. L’intensità di questi aromi dipende – come sempre – dall’uso che il produttore fa della botte o della barrique, e non è raro trovare vini Sangiovese in cui il carattere fortemente tostato e legnoso prevalga sugli aromi tipici dell’uva.

 Nei vini prodotti con uva Sangiovese Grosso – come per esempio il Brunello di Montalcino o il Vino Nobile di Montepulciano – a causa della maggiore durata della maturazione prima della commercializzazione, gli aromi di frutta saranno sostituiti dai più maturi aromi di confetture, in particolare confettura di amarene, confettura di prugne e confettura di more. In questi vini sarà inoltre percettibile una spiccata nota di vegetale – in particolare di tabacco – e con il tempo saranno apprezzabili anche aromi di sottobosco, fieno e funghi. Nei vini lungamente affinati in bottiglia – sia prodotti con Sangiovese Piccolo sia con Sangiovese Grosso – si svilupperanno apprezzabili aromi complessi dove al fianco delle confetture si potranno percepire anche aromi di cuoio e pellame. Inoltre nel Sangiovese è possibile apprezzare aromi balsamici – come eucalipto e mentolo – così erbe aromatiche come menta e timo.

Il Gusto

 La principale caratteristica gustativa del Sangiovese è rappresentata dalla sua alta acidità, una qualità che spesso necessita di opportune pratiche enologiche in modo da renderla meno aggressiva. Per questo motivo i vini prodotti con Sangiovese sono fatti maturare in botte – e molto spesso anche in barriques – in modo da renderli più rotondi. Anche il contenuto in tannini del Sangiovese è elevato e pertanto la maturazione in botte contribuisce a diminuire la naturale astringenza di questi vini. Queste due caratteristiche giustificano spesso le scelte di certi produttori – oramai quasi una consuetudine – che uniscono al Sangiovese altre uve in modo da mitigare il suo carattere. Fra i compagni del Sangiovese troviamo il Canaiolo Nero, l’uva tradizionalmente e storicamente aggiunta a questi vini, il Cabernet Sauvignon, che conferisce un’ulteriore struttura, e il Merlot, capace di renderlo più morbido. Il contenuto in alcol è variabile da moderato a alto, una qualità senz’altro appropriata e che contribuisce a migliorare l’equilibrio del vino in funzione dell’acidità e dell’astringenza.

Sangiovese: Centro Italia e non Solo

 Il Sangiovese è l’uva a bacca rossa più coltivata in Italia ed è molto diffusa in tutta la parte centrale. In Toscana è praticamente presente in ogni vino rosso ed è l’uva principale dei vini più celebri della regione. Nei vini più rappresentativi della Toscana, come Chianti, Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano, il Sangiovese è presente sia in purezza sia miscelato ad altre uve. Fra i rappresentanti storici di quest’uva va ricordato il Chianti, che in accordo alla storica formula stabilita nel 1872 dal Barone Bettino Ricasoli, doveva essere prodotto da Sangiovese e Canaiolo Nero. Per i vini da bersi giovani, la formula prevedeva Malvasia bianca e alla quale più tardi fu affiancato il Trebbiano Toscano. Oggi non è comunque raro trovare di Chianti prodotti con Sangiovese in purezza. Il Brunello di Montalcino, altra celebrità della Toscana, è prodotto esclusivamente con Sangiovese Grosso, localmente noto con il nome di Brunello. Anche il Vino Nobile di Montepulciano è prodotto con Sangiovese Grosso – localmente detto Prugnolo Gentile – al quale sono in genere aggiunti Canaiolo Nero, Mammolo e Colorino. Innumerevoli sono inoltre i vini IGT della Toscana prodotti con Sangiovese, sia in purezza sia miscelato ad altre uve.

 Anche in Umbria il Sangiovese svolge un ruolo principale ed è presente nella maggioranza dei vini rossi della regione. Fra i rossi più rappresentativi dell’Umbria e prodotti con Sangiovese, in purezza o in miscele, si ricordano Torgiano, Rosso di Montefalco, Colli Amerini, Colli del Trasimeno e Colli Martani. Anche in Umbria il Sangiovese è praticamente presente in quasi tutti i vini rossi IGT. Nelle Marche il Sangiovese svolge un ruolo importante insieme al Montepulciano: una combinazione che troviamo nel Rosso Conero e nel Rosso Piceno, così come in altri vini IGT. Un’altra zona di principale interesse e importanza per il Sangiovese è l’Emilia Romagna in cui quest’uva è utilizzata per i vini rossi delle denominazioni Sangiovese di Romagna, Colli di Faenza e altre produzioni appartenenti alla categoria IGT. Il Sangiovese è inoltre coltivato nel Lazio e più marginalmente in Liguria, Veneto, Lombardia, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Fuori dai confini dell’Italia il Sangiovese è coltivato – seppure in modeste quantità – in California nella Napa Valley, Sonoma e Sierra Foothills, in Argentina a Mendoza, e in Australia. Il Sangiovese è inoltre coltivato in Corsica dove è conosciuto con il nome di Nielluccio.